Breve Storia del Parmigiano Reggiano
E quando nacque questo famoso formaggio?
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Se siamo grati ai monaci Benedettini e Cistercensi per averci trasmesso una cultura che altrimenti sarebbe scomparsa nei secoli bui del medioevo, dobbiamo a loro anche il fiorire dell’agricoltura e le vaste bonifiche che interessarono l’Italia, ed in particolare anche i territori emiliani. Qui si intensificarono gli allevamenti di vacche, utili per i lavori agricoli, e per la produzione di latte.
E furono proprio i monaci i primi produttori di Parmigiano Reggiano, i quali intendevano trovare un formaggio buono e che durasse nel tempo.
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Una delle prime testimonianze della diffusione commerciale del Parmigiano Reggiano
risale al 1254, e ne troviamo traccia in un atto notarile che cita il “caseus parmensis”.
E già nel ‘300, il Boccaccio, nel Decameron ( giornata VIII, novella terza “Calandrino e l’elitropia”), talmente riconosce la bontà di tale formaggio da utilizzarlo come simbolo del paese di Bengodi:
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“Et eravi una montagna tutta di formaggio Parmigiano grattugiato, sopra la quale stavan genti, che niuna altra cosa facevan, che fare maccheroni e ravioli e cuocerli in brodo di capponi, e poi li gittavan quindi giù, e chi più ne pigliava, più se n'aveva”
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Nel rinascimento la produzione del Parmigiano Reggiano si diffuse grandemente, ovunque c’erano foraggi; furono costruite vaccherie e caseifici; nel 1612 il Duca di Parma Ranuccio I Farnese ne ufficializzò la denominazione di origine, mentre il formaggio si commerciava fino in Germania, nelle Fiandre, in Francia ed in Spagna.
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Da allora il formaggio, passando le varie vicissitudini della storia, ha mantenuto la propria forte identità, e raggiunto una migliore qualità produttiva, grazie anche all’utilizzo del siero innesto e del riscaldamento, ed in pratica delle tecnologie più moderne che facilitano la produzione ma non ne modificano le proprietà organolettiche e biologiche, mantenendolo un formaggio “vivo”.
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